Ursula von der Leyen l’ha detto:
“Il vecchio bilancio dell’Unione è pensato per un mondo che non esiste più.”
Il problema? Anche quello nuovo rischia di essere una barzelletta.
Mercoledì la Commissione presenterà il nuovo piano per spendere i soldi dell’Unione tra il 2028 e il 2034. Peccato che, già prima di partire, sia pieno di buchi, limiti e compromessi.
L’Europa oggi deve affrontare di tutto: guerre, prezzi dell’energia fuori controllo, salari fermi, lavoro che manca, giovani che emigrano, sanità tagliata. Eppure, secondo gli esperti, il nuovo bilancio sarà troppo piccolo per risolvere davvero qualcosa.
Si trovano soldi per tutti. Tranne che per te.
I soldi, quando serve, saltano sempre fuori: per le armi, per sostenere l’Ucraina, per la burocrazia di Bruxelles, per campagne patinate sull’inclusività.
Per i cittadini, invece? Solo briciole.
Famiglie, lavoratori, agricoltori, studenti, pensionati… restano sempre in fondo alla lista.
Come se l’Unione esistesse per tutto, tranne che per chi ci vive davvero dentro.
Il baratto della vergogna
E nel frattempo, c’è anche chi usa il bilancio come merce di scambio per restare attaccato alla poltrona.
Secondo fonti interne al Parlamento europeo, Ursula von der Leyen ha barattato il suo salvataggio dalla mozione di sfiducia con una promessa alla sinistra: più fondi per programmi legati all’inclusione sociale, all’uguaglianza di genere e ad altre cause “progressiste”.
Non importa se mancano i soldi per l’agricoltura, per il lavoro, per la disoccupazione.
Basta raccattare qualche voto per sopravvivere, e il portafoglio europeo si apre come per magia.
Il problema non è l’Europa. È chi la guida.
Il bilancio attuale è solo l’1% del reddito annuo dell’Unione. Gli Stati Uniti, tanto per fare un confronto, usano il 23% a livello federale.
E ora, con il nuovo piano, si rischia addirittura di diminuire, perché dal 2028 bisogna iniziare a rimborsare il mega-prestito NextGenerationEU (quello del post-Covid).
Morale: meno soldi per investire, più soldi da restituire.
E la Commissione?
Non chiede un aumento vero. Non alza la voce. Non si espone.
Perché Ursula ha un obiettivo solo: restare al potere. A ogni costo.
Non per fare il bene dell’Europa, ma per difendere gli interessi della Germania e del suo partito.
Il resto — i cittadini — viene dopo. Se avanza qualcosa.
Alla fine, chi paga? Sempre il cittadino.
Il nuovo piano dovrebbe servire a far crescere l’economia europea, a sostenere le imprese, a difendere i più deboli, a prepararsi al futuro.
E invece?
- Un terzo va all’agricoltura.
- Un terzo va alle regioni (e qui ci sarà una dura battaglia con l’Italia)
- Il resto si perde tra mille promesse.
L’idea è quella di creare nuovi fondi per la “competitività”, per il “clima”, per la “sicurezza”. Ma senza soldi veri, resteranno solo nomi belli in conferenza stampa.
“Spendiamo male anche quel poco che abbiamo,” dicono gli esperti.
“E ci raccontiamo che va tutto bene.”
E poi c’è il grande segreto che nessuno dice mai troppo forte:
per approvare il bilancio dell’Unione serve l’unanimità.
Tradotto: basta un Paese che dice no, e salta tutto.
Basta un ricatto da Budapest, un capriccio da Varsavia o un silenzio da Berlino per bloccare miliardi e mesi di lavoro.
E così il bilancio dell’UE non è più uno strumento per costruire il futuro,
ma un campo minato pieno di veti, compromessi, elemosine politiche e scambi sottobanco.
Intanto, i cittadini si vedono arrivare bollette da paura, sanità che cade a pezzi, lavoro sempre più precario. E la politica europea pensa solo a come restare a galla, a come mantenere i giochi di potere, a chi dare il prossimo incarico.
Ma se davvero l’Europa vuole sopravvivere, deve iniziare a scegliere.
E deve farlo per chi lavora, paga le tasse, manda avanti questo continente.
Non per chi ci mangia sopra.