Bruxelles ci riprova. Questa volta con una riforma della PAC (Politica Agricola Comune) che promette semplificazione, ma profuma di caos organizzato.

La novità? Un grande “fondo unico” che dovrebbe accorpare tutto: soldi agli agricoltori, progetti locali, sviluppo rurale, politiche sociali, energia, connettività, formazione…
Tutto nello stesso calderone. Facile, no?
No.

Chi conosce anche solo un po’ il mondo agricolo sa già come finirà:
più moduli, più richieste, più vincoli, più ritardi.
Già ora i fondi PAC sono una giungla di carte bollate. Con questa riforma, servirà la laurea in ingegneria gestionale solo per capire dove finisce una domanda e inizia l’altra.

E mentre ti parlano di efficienza, la verità è semplice:
devono tagliare. A tutti.

Perché?
Perché bisogna trovare i soldi per la difesa, per le armi, per gli aiuti all’Ucraina — ma soprattutto per salvare l’industria tedesca, che non se la passa tanto bene.
E quindi, giù la scure: anche l’agricoltura deve “fare la sua parte”.
Tradotto: meno soldi, più complicazioni.

Addio sviluppo rurale?

Secondo le bozze che girano a Bruxelles, verrà cancellato il pilastro dello sviluppo rurale, quello che aiutava i piccoli comuni, le comunità montane, i giovani agricoltori.
Al suo posto, “partenariati regionali” e “strategie nazionali”.
In pratica: decideranno tutto da Bruxelles, mentre chi sta nei campi può solo incrociare le dita.

Se davvero questo passaggio verrà confermato, preparatevi a rivedere i trattori davanti al Parlamento.
Quelli veri, mica metaforici.

Tetti, tagli e acrobazie burocratiche

I pagamenti saranno limitati (massimo 100.000 euro a testa), ridotti sopra certe soglie, legati a nuove condizioni ambientali e sociali.
E attenzione: se sei un hobbista che coltiva pomodori nel weekend, allora forse qualcosa ti arriva.

E come sempre, i giovani agricoltori sono sulla bocca di tutti, ma nelle tasche… di nessuno.

Si rovina un settore che funziona

Con queste “grandi riforme”, stanno distruggendo uno dei pochi settori ancora vivi in Europa.
L’agricoltura non ha bisogno di altre regole. Ha bisogno di:

  • stabilità,
  • soldi veri,
  • meno ostacoli per chi lavora la terra sul serio.

Ma invece di aiutare chi produce, Bruxelles spalma tutto in progetti astratti: clima, connettività, resilienza, visioni strategiche…

Peccato che con le visioni non ci fai il pane.

Meno PAC, più fuffa.
Meno sviluppo, più confusione.
E come al solito, a rimetterci sono sempre gli stessi: quelli che lavorano.

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